Il patrimonio in disuso dello Stato e degli Enti Pubblici

Questa sezione del sito contiene uno studio rivolto a proporre uno strumento di politica economica, selettivo e strutturale, per creare ed estrarre valore dai beni pubblici obsoleti, generando risorse che restino in mano pubblica, a sostegno dei bilanci dei singoli enti che dismettono beni, determinando sviluppo economico unito a pace sociale, ossia nuova crescita lungo due direttrici evolutive che si sostengono vicendevolmente.

L’idea centrale è quella di disporre di un metodo semplice, univoco ed efficace per consentire alla sfera pubblica la massima acquisizione di risorse dalla valorizzazione, unita alla monetizzazione, dei beni obsoleti per raggiungere anche le finalità di reinvestimento nel sociale (edilizia pubblica, edilizia sociale, etc.) senza fiscalità aggiuntiva per i cittadini.

Il modello è privo di rischi o costi per lo Stato, non richiede coperture finanziarie, e produce un test di selezione dei singoli cespiti obsoleti creando un cluster statistico di episodi immobiliari di successo sotto il profilo della creazione di maggiori risorse liquide valorizzate nelle casse statali, ed un secondo cluster di episodi immobiliari che non hanno apparente successo in quanto non esprimono attitudine a creare risorse liquide valorizzate, ma si candidano nel ruolo collaterale di beni “destinatari del riuso” in mano pubblica per fini sociali, con risorse coperte da parte dei risultati del primo cluster di eventi.

L’ipotesi di riforma riallinea i ruoli tra sfera pubblica e sfera privata, generando un approccio procedurale che valorizza e seleziona i beni oggettivamente. Quindi li monetizza o li riutilizza raggiungendo sia le finalità di finanza pubblica che quelle sociali, senza fiscalità aggiuntiva.

L’allegato documento è stato redatto al fine di condividere l’iniziativa col mondo politico, con  i professionisti e le imprese, le associazioni di categoria, e con tutti gli altri attori della sfera pubblica e privata che abbiano interesse a conoscere, valutare e contribuire con il proprio apporto di esperienza al perfezionamento di quanto sin qui ipotizzato, cui si è voluto attribuire un connotato di aderenza alla praticità operativa sviluppando anche un caso concreto, oltre a dotare l’esposizione con quadri di sintesi e di raccordo dei ruoli degli attori coinvolti.

L’auspicio è che il meccanismo suggerito possa – nei fatti – divenire una riforma di legge. Le misure di politica economica vedono lo Stato protagonista di interventi finalizzati a favorire lo sviluppo dei destini economici del Paese, e, talvolta, nel tentativo di sostenere la crescita si è vissuta esperienza come quella dei bonus edilizi che - pur di immettere risorse nel circuito economico - hanno penalizzato durevolmente il bilancio statale rendendo necessario adottare contromisure per arginare quanto accaduto. La proposta in argomento crea anch’essa una diffusa e forte crescita delle opere in edilizia sui beni di provenienza pubblica, ma produce l’effetto inverso nel generare entrate dirette per lo Stato da dismissioni delle porzioni grezze, ed entrate indirette per la fiscalità legata ai successivi appalti di riuso, e quindi trova nei meccanismi di legge per l’attrazione degli acquirenti, coordinati in unica figura assuntrice, l’elemento di neutralità del rischio, che premia il ruolo dei professionisti e delle imprese attive in un compito che reca alla collettività un rilevante servigio traendone un contenuto ma sicuro guadagno, stante che la massima estrazione del valore dai beni riprogettati affluisce alle casse pubbliche, al netto dell’appalto di trasformazione.

La mirata attitudine qui prevista nel centralizzare il valore estratto in mano pubblica crea una forza economica che non necessita di fiscalità aggiuntiva ai danni dei cittadini nel suo meccanismo di formazione, ed ove si voglia sostenere la crescita del Paese con tali risorse estratte dalla valorizzazione dei beni obsoleti, si potrà procedere in mano pubblica con maggiori e migliori dotazioni extra bilancio, da sopravvenienze su cespiti obsoleti, in grado di fare la differenza nel progresso degli investimenti pubblici, con attenzione al sociale.

Il volume attua la sua narrazione attraverso due porzioni logico-espositive. La prima parte ha valore ricognitivo dell’argomento e crea le basi conoscitive dell’attuale stato dell’arte, su cui fondare i contenuti della seconda parte, di significato propositivo che espone invece i canoni del nuovo angolo d’ approccio alla materia, facendo leva sulla gamma delle considerazioni emerse nella prima trattazione, al fine di rendere ben leggibile il risultato comparativo tra le due realtà.

Seguirà la periodica pubblicazione di aggiornamenti, articoli e spunti legati al divenire dell’argomento.

Lo Studio Completo, documenti e allegati:

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